domenica 26 luglio 2009

Milano da... scappare

Ho appena finito di leggere quest'articolo (Milano senza sogni) di Corrado Stajano su Milano.
Io da Milano ci sono scappato. Anzi, ho avuto la fortuna di riuscire a scappare.
Beh, non che ci lavorassi proprio. Lavoravo in un luogo che fa parte di quella periferia enorme che è diventata la provincia di Milano. Che di periferia ha molto e di Milano ha poco. Forse nemmeno il centro città sa più di Milano. L'impressione che ti resta passandoci è di una città non vivibile, senza idee. Bella certo in alcuni suoi scorci, però invivibile. Provate ad andare da una parte all'altra della città, con qualsiasi mezzo, a qualsiasi ora: ci metterete una vita. In macchina, perchè imbottigliati dal traffico oppure vaganti alla ricerca di un posto auto. Con i mezzi pubblici, perchè obbligati ad un'infinità di cambi oppure per tempi di percorrenza abissali.
Però dalla città ci passavo. Tutti i giorni. A qualsiasi ora. E sinceramente, non ne sento la mancanza. Il ricordo più vivo che mi è rimasto (e che faccio fatica a scordare) è di confusione, anzi di casino (rende meglio l'idea). Gente che corre, dove non si sa. Certo, frenesia non vuol dire necessariamente degrado: il degrado però è nel resto. Nel far finta di non vedere uno che sta male. Nel far finta che non ci siano problemi. Nella mancanza di un senso di solidarietà, di missione comune. Nel far finta di non vedere che sta andando tutto a pu... . Milano sembra essere imprigionata tra negozi, fastfood, speculazione e call center. E sinceramente, non può esistere una coesione sociale, un senso di appartenenza ad una città, quando ti fai 8 ore a rispondere "Pronto, sono Marinella, in che cosa posso esserle utile" per 800 euro al mese che a malapena ti bastano per vivere.
Da Milano io me ne sono andato. Non con cattiveria o con odio ma con la paura che mi potesse svuotare di ciò in cui credo, delle mie idee, della mia fantasia (sempre che ne abbia mai avuta).
Oggi, ogni tanto ci torno, ogni tanto vado a vedere delle cose, mostre, concerti, rappresentazioni teatrali. Ogni tanto, niente di più: il problema è che potrebbero essere in qualsiasi altro posto, in un capannone di Sesto o in una tensostruttura di Linate, in un prefabbricato di Magenta o in una piazza a Cormano e nessuno se ne accorgerebbe. Milano non ha più un cuore, non ha più un'anima. Sembrano tutti alla rincorsa di qualcosa che immancabilmente scappa... e forse è per quello che da lì si scappa appena si può, o perlomeno nei weekend di sole ad incasinare paesetti, colline, montagne, altro territorio con la stessa filosofia e lo stesso lifestyle.
Milano da bere. No, grazie, sono a posto così.




Ascanio Celestini - Io lavoro al callcenter

1 commento:

  1. e poi a milano quando c'è la nebbia, non si vede!
    e ci sono le bufale per strada!!!!

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